Articolo liberamente tradotto da www.brainpickings.org, di Maria Popova.
«Leggere un romanzo è un’arte difficile e complessa. Occorre essere capaci non solo di grande sensibilità, ma anche di grande fervore nell’immaginazione per riuscire a sfruttare al massimo quello che il romanziere – il grande artista – ci dà».
Virginia Woolf, Come leggere un libro.
Ci sono modi diversi di leggere un libro? E soprattutto, qual è il modo giusto per leggerlo bene?
Virginia Woolf si interroga a questo proposito nel saggio How should one read a book? – in italiano tradotto in Come leggere un libro, pubblicato nel 1925 all’interno di The Second Common Reader.
Virginia Woolf incomincia dichiarando fermamente che la lettura è essenzialmente un’attività soggettiva. Per questo non bisogna fare troppo affidamento sui pareri degli altri lettori: ognuno vede in un libro qualcosa di diverso, che dipende dalle proprie esperienze – perché proiettiamo sempre la nostra vita sul libro che stiamo leggendo – e dalle proprie deduzioni personali.
“L’unico consiglio che una persona può dare a un’altra sulla lettura è di non ascoltare nessun consiglio, di seguire il proprio istinto, di usare la propria ragione, di giungere alle proprie conclusioni. Se si parte da questo presupposto, che non si deve mettere le catene all’indipendenza di giudizio, che è la migliore qualità che un lettore possiede, allora condividere idee e suggestioni derivate dalla lettura con qualcun altro è molto piacevole. Dopotutto, non c’è alcuna legge che si può attribuire ai libri! La battaglia di Waterloo fu certamente combattuta in un giorno preciso, siamo tutti d’accordo, ma Amleto è migliore del Re Lear? Nessuno può dirlo. Ognuno deve rispondere a questa domanda a seconda delle sue preferenze”.
Virginia Woolf mette in guardia contro il portare idee preconcette nella lettura che si è in procinto di incominciare:
“Poche persone chiedono dai libri ciò che i libri possono darci. Più comunemente ci accostiamo a un libro con la mente annebbiata e opinioni divergenti, cercando in un romanzo una trama che potrebbe essere vera, nella poesia un concetto che dovrebbe essere falso, in una biografia una vita abbellita, o nella storia i segni che possano rinforzare i tuoi pregiudizi. Se potessimo bandire tutti questi preconcetti quando leggiamo, sarebbe un grande inizio. Non dare ordini al tuo autore; cerca di immedesimarti in lui. Se ti tiri indietro con riserbo e critichi da subito, stai impedendo a te stesso di cogliere la totalità del valore di ciò che leggi. Ma se apri la tua mente più che puoi, […], verrai condotto in presenza di un modo di essere diverso da tutti gli altri. Immergi te stesso senza riserve e scoprirai cosa l’autore ti sta donando, o meglio, sta tentando di donarti, che è qualcosa di remotamente più indefinito“.
Leggere un libro sembra semplice, ma in realtà è un’atto artistico dei più complessi. Bisogna essere capaci di una grande acutezza di percezione, e di una notevole capacità di immaginazione per comprendere tutto ciò che un grande scrittore – che è un grande artista – ti sta dando attraverso le sue parole.
La prima parte della lettura è quella di aprire la mente al veloce affluire di impressioni. Vi sembra facile? Secondo Virginia Woolf non lo è affatto. Ma la seconda parte è ancora più difficile. Qui entrano il gioco il giudicare e il comparare: il riuscire a cogliere particolari illuminanti sulla vicenda e poterli confrontare alla vita vera o ad altri esempi di letteratura.
“È difficile andare oltre e dire, ‘Il libro non solo appartiene a questo genere, ma il suo valore risiede qui; qui fallisce; qui ha successo; questo è male; questo è bene’. Tirare fuori questa parte è un dovere del lettore, ma necessita di una così grande immaginazione, e bisogna partire dalla consapevolezza che, anche per la mente più dotata, è difficile cogliere la totalità della poetica di un autore”.
Anche se ci affidiamo al parere di esperti e studiosi, o ci confrontiamo con i critici, non riusciamo mai ad essere completamente d’accordo con loro, perché “c’è sempre uno spiritello dentro di noi che sussurra, ‘Amo questo, odio quest’altro’, e non possiamo metterlo a tacere. È proprio perché amiamo e odiamo che il nostro rapporto con i poeti e i narratori è così intimo che mal tolleriamo la presenza del giudizio di un’altra persona. E anche se il nostro giudizio è sbagliato, si tratta comunque del nostro gusto personale, le sensazioni che scuotono i nostri nervi, quello che impariamo dalle nostre percezioni“.
La Woolf si batte quindi per la supremazia del gusto personale, che non è tanto dovuto all’intelletto, ma soprattutto dall’istinto. Seguite il vostro istinto quando leggete, ci sembra dire.
E, soprattutto, la grande scrittrice è una grande sostenitrice della gioia di leggere: la lettura è un’attività affatto finalizzata a uno scopo puramente intellettuale, ma è una ricompensa intellettuale e creativa in sé. Ricompensa come grande piacere che la vita ci regala.
“Ho sognato talvolta che, alla fine, nel Giorno del Giudizio, quando i grandi conquistatori e avvocati e uomini di Stato riceveranno le loro ricompense – le loro corone, i loro allori, i loro nomi scolpiti come marchi indelebili – l’Onnipotente, quando vedrà noi camminare verso di lui con i nostri libri sotto il braccio, si girerà verso Pietro e gli dirà, non senza una certa invidia, ‘Guarda, questi non hanno bisogno di ricompensa. Non abbiamo niente da dare loro qui. Essi hanno amato la lettura”.
Titolo originale: How Should One Read a Book?
Passigli Editore, 2012, 59 pp., € 7,50.