Finalmente sono riuscita ad andare a vedere il chiacchieratissimo Inside Out, e ora voglio inserirmi anch’io nell’inflazionata corrente di commenti e dirvi la mia!
Una cosa è sicura: merita di essere visto! Correte al cinema se non l’avete ancora fatto, o se preferite vederlo comodamente sul divano di casa vostra, segnatelo sulla lista dei film da vedere. Molti di voi forse lo guarderanno insieme a figli, nipoti, cuginetti o quant’altro, ma lasciatevi dire una cosa: potete andare anche con i vostri amici o con il vostro lui/lei, perché Inside Out è un film d’animazione anche per adulti (come poi tutti i cartoni animati, ne sono fermamente convinta).
La storia di Riley, una bambina di dieci anni che viene sradicata dalla sua vita in Minnesota per trasferirsi nell’assolata California, è raccontata dalla parte delle cinque coloratissime emozioni che guidano la sua vita, Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura, protagoniste di un avventuroso viaggio attraverso la mente della bambina con gustosi riferimenti scientifici: la memoria a lungo termine, il pensiero astratto, le isole della personalità, il subconscio (“è il subconscio dove portano tutti i piantagrane!”)…
Si tratta di cento minuti di puro godimento in un’animazione iper colorata e iper divertente, ma anche molto commovente (allerta meteo: previste deboli precipitazioni). Infatti Riley sta attraversando il primo vero momento triste della sua vita: il trasloco in una città priva di verde e in cui non si gioca a hockey, sport di cui è appassionata, senza Maggie, la sua amica del cuore. Le res gestae sono scatenate da Gioia, che vuole tenere a tutti costi la turchese paffuta, apatica e, diciamocelo, davvero snervante Tristezza lontano dalla consolle di controllo che regola le emozioni di Riley. Alla fine Gioia capirà ciò che noi adulti, in fondo, già sappiamo: non si può essere sempre felici, a volte si deve saper vivere la tristezza, perché anche i momenti più brutti ci rendono ciò che siamo.
Quando succede qualcosa che ci sconvolge bisogna permettere a sé stessi di abbandonarsi alla tristezza, almeno per un po’: parlare con qualcuno, provare nostalgia, piangere, perché come dice Tristezza: “piangere mi aiuta a calmarmi e a non essere ossessionata dal peso dei problemi della vita”. E chissà che proprio dalla tristezza non nasca qualcosa di buono e di nuovo. 😉