Divina Commedia, un’edizione in 32° del 1891.

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Divina-Commedia

Dante Alighieri, “Divina Commedia”. Stampato a Roma da Edoardo Perino, 1891.

“Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi. 54

Lucevan li occhi suoi più che la stella;
e cominciommi a dir soave e piana,
con angelica voce, in sua favella: 57

“O anima cortese mantoana,
di cui la fama ancor nel mondo dura,
e durerà quanto ’l mondo lontana, 60

l’amico mio, e non de la ventura,
ne la diserta piaggia è impedito
sì nel cammin, che vòlt’è per paura; 63

e temo che non sia già sì smarrito,
ch’io mi sia tardi al soccorso levata,
per quel ch’i’ ho di lui nel cielo udito. 66

Or movi, e con la tua parola ornata
e con ciò c’ ha mestieri al suo campare,
l’aiuta sì ch’i’ ne sia consolata. 69

I’ son Beatrice che ti faccio andare;
vegno del loco ove tornar disio;
amor mi mosse, che mi fa parlare. 72

Quando sarò dinanzi al segnor mio,
di te mi loderò sovente a lui”.
Tacette allora, e poi comincia’ io: 75

“O donna di virtù sola per cui
l’umana spezie eccede ogne contento
di quel ciel c’ ha minor li cerchi sui, 78

tanto m’aggrada il tuo comandamento,
che l’ubidir, se già fosse, m’è tardi;
più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento. 81

Ma dimmi la cagion che non ti guardi
de lo scender qua giuso in questo centro
de l’ampio loco ove tornar tu ardi”. 84

“Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro,
dirotti brievemente”, mi rispuose,
“perch’i’ non temo di venir qua entro. 87

Temer si dee di sole quelle cose
c’ hanno potenza di fare altrui male;
de l’altre no, ché non son paurose.
 90

I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale,
che la vostra miseria non mi tange,
né fiamma d’esto ’ncendio non m’assale. 93

Donna è gentil nel ciel che si compiange
di questo ‘mpedimento ov’io ti mando,
sì che duro giudicio là sù frange.
 96

Questa chiese Lucia in suo dimando
e disse: – Or ha bisogno il tuo fedele
di te, e io a te lo raccomando -. 99

Lucia, nimica di ciascun crudele,
si mosse, e venne al loco dov’i’ era,
che mi sedea con l’antica Rachele. 102

Disse: – Beatrice, loda di Dio vera,
ché non soccorri quei che t’amò tanto,
ch’uscì per te de la volgare schiera? 105

Non odi tu la pieta del suo pianto,
non vedi tu la morte che ’l combatte
su la fiumana ove ’l mar non ha vanto? -. 108

Al mondo non fur mai persone ratte
a far lor pro o a fuggir lor danno,
com’io, dopo cotai parole fatte, 111

venni qua giù del mio beato scanno,
fidandomi del tuo parlare onesto,
ch’onora te e quei ch’udito l’ hanno”. 114

Poscia che m’ebbe ragionato questo,
li occhi lucenti lagrimando volse,
per che mi fece del venir più presto. 117

E venni a te così com’ella volse:
d’inanzi a quella fiera ti levai
che del bel monte il corto andar ti tolse. 120

Dunque: che è perché, perché restai,
perché tanta viltà nel core allette,
perché ardire e franchezza non hai, 123

poscia che tai tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo,
e ’l mio parlar tanto ben ti promette?”. 126

Quali fioretti dal notturno gelo
chinati e chiusi, poi che ’l sol li ’mbianca,
si drizzan tutti aperti in loro stelo, 129

tal mi fec’io di mia virtude stanca,
e tanto buono ardire al cor mi corse,
ch’i’ cominciai come persona franca: 132

“Oh pietosa colei che mi soccorse!
e te cortese ch’ubidisti tosto
a le vere parole che ti porse! 135

Tu m’ hai con disiderio il cor disposto
sì al venir con le parole tue,
ch’i’ son tornato nel primo proposto. 138

Or va, ch’un sol volere è d’ambedue:
tu duca, tu segnore e tu maestro”.
Così li dissi; e poi che mosso fue, 141

intrai per lo cammino alto e silvestro”.

Canto II, Inferno.

Giovanni della Casa, il Galateo e le Rime. Un’edizione del 1626.

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Rime e prose di Giovanni Della Casa, stampato a Venezia nel 1626 da Giovan Battista Combi.

Conosciamo tutti Giovanni Della Casa per il Galateo, trattato sulle norme pratiche della buona educazione. Il termine “galateo”, oggi nell’uso comune, deriva dal nome di Galeazzo (Galatheus in latino) Florimonte, vescovo di Sessa, al quale il trattato di Della Casa è dedicato.

Il Galateo, scritto tra il 1551 e il 1555, è volutamente in stile medio e colloquiale. L’autore si finge un anziano illetterato che insegna a un giovinetto i buoni costumi: come comportarsi in società, a tavolo, nella conversazione. Insomma insegna l’etichetta della buona società, allora come sempre più preoccupata delle apparenze che della sostanza.

Quello che solo pochi sanno è che Della Casa fu anche poeta, di cui Tasso elogiava «il parlar magnifico e sublime», uno stile grave come quello del Petrarca. Eppure i versi del Della Casa hanno anche un elemento moderno, che Foscolo chiamò «verseggiare rotto», la tendenza cioè a rendere frantumata la solennità dello stile.

Riporto qua una poesia in cui Giovanni Della Casa invoca il sonno, in una delle sue notti insonni.

«O Sonno, o de la queta, umida, ombrosa»

O sonno, o de la queta, umida, ombrosa notte placido figlio; o de’ mortali

egri conforto, oblio dolce de’ mali

sì gravi ond’è la vita aspra e noiosa;

soccorri al core omai, che langue e posa

non have, e queste membra stanche e frali

solleva: a me ten vola, o sonno, e l’ali

tue brune sovra me distendi e posa.

Ov’è ’l silenzio che ’l dì fugge e ’l lume?

E i lievi sogni, che con non secure

vestigia di seguirti han per costume?

Lasso, che ’nvan te chiamo, e queste oscure

e gelide ombre invan lusingo. O piume

d’asprezza colme! o notti acerbe e dure!

Shakespeare’s Histories della Franklin Library, un’edizione per collezionisti

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I bibliofili più appassionati ameranno questa meravigliosa edizione di sei dei drammi storici di ShakespeareThe life and death of King John, in italiano Re Giovanni, The tragedy of King Richad the second, Riccardo IIla prima e la seconda parte di Henry the Fourth (Enrico IV), la vita di Henry the Fifth (Enrico V), The tragedy of King Richard the Third (Riccardo III).

La copertina, in pelle rossa, è decorata con dei ghirigori dorati che racchiudono una corona, sia davanti che sul dietro. Il dorso presenta invece l’autore e il titolo dell’opera in alto, con in basso la dicitura “Franklin Library”.

Le magnifiche illustrazioni che troviamo all’interno del volume sono riproduzioni di xilografie stampate su volumi antichi e rarissimi, come Le favole di Esopo, stampato a Ulm nel 1476-1477, La distruzione di Troia, stampato a Lione nel 1485, La Bibbia di Johann Grüninger, Strasburgo, 1485, Canterbury Tales, Londra, c. 1490 e altri.

La Franklin Library ha iniziato a pubblicare edizioni per collezionisti nel 1973, stampando fino alla sua chiusura, nel 2000, migliaia di bellissimi libri illustrati di alta qualità.

La maggior parte dei libri della Franklin Library sono prodotti con copertine rilegate interamente in pelle. La carta usata è priva di acidi, indicata per prevenire l’ingiallimento delle pagine. Il taglio delle pagine è laccato in oro per proteggere la carta contro i danni dell’umidità. Sempre in oro le incisioni del titolo e le decorazioni presenti sulla copertina. È presente un segnalibro in seta, cucito al nervo.

La Franklin Library conta importanti collane:

– The 100 Greatest Masterpieces of American Literature (100 libri): pubblicata dal 1976 al 1984, annovera romanzi, poesie e racconti brevi dei maggiori scrittori americani, come Louisa May Alcott, Henry Adams, Emily Dickinson e Ernest Hemingway.

– The Collected Stories of the World’s Greatest Writers (100 libri): pubblicata dal 1977 al 1985, colleziona alcuni dei tesori della letteratura, come Gulliver’s travelSherlock HolmesIl Decamerone di Giovanni Boccaccio, Notes from Underground di Fedor Dostoevsky.

– 60 Signed Limited Editions (60 libri) e The First Edition Society (72 libri): racchiudono le prime edizioni di molti importanti opere.

– Pulitzer Prize Classics (53 libri): le opere che hanno vinto il prestigioso Premio Pulitzer per la narrativa, come Via col vento.

– Franklin Mystery Masterpieces (51 libri): collana prodotta sia in vera pelle che in finta pelle, raccoglie i migliori scrittori gialli: Conan Doyle, Agatha Christie, Oscar Wilde con The picture of Dorian Grey e tanti altri.

– Great Books of the Western World (96 libri): inizialmente pubblicata dall’Enciclopedia Britannica in collaborazione con l’Università di Chicago, nel 1970, per il 25esimo anniversario della collana, la Franklin Library ha ottenuto i diritti per un’edizione limitata. È la serie più costosa della Franklin Library, oltre 9,000 sterline complessive. Le opere scelte hanno lo scopo di presentare il canone occidentale, spaziando da Omero e Sofocle, a Chaucer e Milton, fino a Freud.

– World’s Best-Loved Books (100 libri): una raccolta di best seller.

– Greatest Books of the 20th Century (50 libri): raccoglie i best seller contemporanei.

Shakespeare’s histories appartiene invece alla serie di The 100 Greatest Books of All Time. Pubblicata tra il 1974 e il 1982, è una collezione delle opere più importanti dei più grandi scrittori: Charlotte Brontë, Ralph Waldo Emerson, William Shakespeare, Nathaniel Hawthorne, Goethe, Robert Frost, William Faulkner, Ernest Hemingway, Herman Melville and John Donne. L’intera collana può costare oltre le tre mila sterline.

Riporto qui di seguito un elenco delle opere che ne fanno parte:

The Iliad by Homer
The Odyssey by Homer
Adventures of Huckleberry Finn by Mark Twain
The Education of Henry Adams by Henry Adams
Confessions of St. Augustine
Pride and Prejudice by Jane Austen
The Divine Comedy by Dante Alighieri
Wuthering Heights by Emily Brontë
The Pilgrim’s Progress by John Bunyan
Fairy Tales of Hans Christian Andersen
Five Comedies by Aristophanes
Don Quixote de La Mancha by Miguel de Cervantes Saavedra
Canterbury Tales by Geoffrey Chaucer
Stories of Guy de Maupassant
Plays by Anton Chekhov
Politics by Aristotle
Selected Writings of Sir Francis Bacon
Oresteia by Aeschylus
Le Père Goriot by Honoré de Balzac
Tales From The Arabian Nights by Sir Richard F. Burton
Alice’s Adventures in Wonderland by Lewis Carroll
Analects of Confucius
Lord Jim by Joseph Conrad
The Last of the Mohicans by James Fenimore Cooper
The Red Badge of Courage by Stephen Crane
Songs of Innocence and of Experience by William Blake
The Decameron by Giovanni Boccaccio
The Origin of Species by Charles Darwin
Plays by Euripides
The Sound and the Fury by William Faulkner
Moll Flanders by Daniel Defoe
Robinson Crusoe by Daniel Defoe
Essays of Michel de Montaigne
Philosophical Works of René Descartes
Crime and Punishment by Fyodor Dostoevsky
The Mill on the Floss by George Eliot
Collected Poems (1909–1962) of T. S. Eliot
Essays of Ralph Waldo Emerson
Tom Jones by Henry Fielding
The Great Gatsby by F. Scott Fitzgerald
Madame Bovary by Gustave Flaubert
The Autobiography of Benjamin Franklin, Benjamin Franklin
The Basic Works of Sigmund Freud
The Poetry of Robert Frost
David Copperfield by Charles Dickens
Great Expectations by Charles Dickens
Poems of John Donne
Faust by Johann Wolfgang von Goethe
Favorite Household Tales of the Brothers Grimm
The Federalist by Hamilton, Madison and Jay
The Return of the Native by Thomas Hardy
The Flowers of Evil by Charles Baudelaire
Jane Eyre By Charlotte Brontë
The Scarlet Letter by Nathaniel Hawthorne
A Farewell to Arms by Ernest Hemingway
Plays by Henrik Ibsen
The Ambassadors by Henry James
Nine Tales of Henry James
Ulysses by James Joyce
The Trial by Franz Kafka
Poems of John Keats
Women in Love by D. H. Lawrence
The Prince by Niccolò Machiavelli
Five Stories of Thomas Mann
Moby-Dick by Herman Melville
Eight Comedies by William Shakespeare
Poems of William Shakespeare
Six Histories by William Shakespeare
Six Tragedies by William Shakespeare
Political Writings of John Stuart Mill
Paradise Lost by John Milton
Seven Plays by Molière
Four Plays of Eugene O’Neill
Political Writings of Thomas Paine
Pensees by Blaise Pascal
Satyricon by Petronius
The Republic by Plato
Twelve Illustrious Lives by Plutarch
Tales of Edgar Allan Poe
Swann’s Way by Marcel Proust
Gargantua and Pantagruel by François Rabelais
Six Tragedies by Jean Racine
Political Writings of Jean Jacques Rousseau
Three Plays by Bernard Shaw
The Tragedies of Sophocles
Leaves of Grass by Walt Whitman
Nana by Emile Zola
Lyrical Ballads by William Wordsworth and Samuel Taylor Coleridge
The Red and the Black by Stendhal
Tristram Shandy by Laurence Sterne
Treasure Island by Robert Louis Stevenson
Gulliver’s Travels by Jonathan Swift
Vanity Fair by William Makepeace Thackeray
Walden by Henry D. Thoreau
The History of the Peloponnesian War by Thucydides
Fathers and Sons by Ivan Turgenev
The Aeneid by Virgil
Candide by Voltaire
Selected Poems of William Butler Yeats
War and Peace by Leo Tolstoy

Bertold Brecht: Tebe dalle sette porte, chi la costruì?

Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Babilonia distrutta tante volte,
chi altrettante la riedificò ? In quali case,
di Lima lucente d’ oro, abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,
i muratori? Roma la grande
è piena d’ archi di trionfo. Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Anche nella favolosa Atlantide,
la notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi.
Il giovane Alessandro conquistò l’ India
da solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse quando la flotta
gli fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi
oltre a lui l’ ha vinta?
Una vittoria ogni pagina.
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grand’ uomo.
Chi ne pagò le spese ?

Quante vicende,
tante domande.

Bertolt Brecht, nato Eugen Berthold Friedrich Brecht (18981956), è stato un drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco, tra i più grandi ed influenti del Novecento.

Fin dai tempi in cui studiavo storia a scuola, ho sempre pensato che questa si riducesse a fatti e nomi di grandi personaggi, e che tralasciasse sempre tutte quelle figure minori del popolo, che appaiono come se fossero sullo sfondo, quando in realtà sullo sfondo non devono essere state affatto. Dopotutto, i faraoni non costruirono le piramidi da soli, no?

Brecht era marxista, e come tale egli pensa alla gente del popolo come a lavoratori. Lavoratori come costruttori, muratori e manovali di ogni sorta, che hanno permesso agli imperatori di innalzare i loro archi di trionfo, ma anche soldati, che hanno reso possibile ai re conquistare nazioni.

Io non sono marxista, per intenderci, ma concordo con Brecht che nel passato i lavoratori hanno sudato per costruire edifici, strutture, mura, e aiutato a vincere guerre, mentre il merito è sempre stato attribuito ai leader, al re o al capitano che dava l’ordine, mai a chi davvero ha faticato e sputato sangue.

Inglese

Who built Thebes of the seven gates?

In the books you will find the names of kings.

Did the kings haul up the lumps of rock?

And Babylon, many times demolished

Who raised it up so many times? In what houses

of gold-glittering Lima did the builders live?

Where, the evening that the Wall of China was finished

Did the masons go? Great Rome

Is full of triumphal arches. Who erected them? Over whom

Did the Caesars triumph? Had Byzantium, much praised in song

Only palaces for its inhabitans? Even in fabled Atlantis

The night the ocean engulfed it

The drowning still bawled for their slaves.

The young Alexander conquered India.

Was he alone?

Caesar beat the Gauls.

Did he not have even a cook with him?

Philip of Spain wept when his armada

Went down. Was he the only one to weep?

Frederick the Second won the Seven Year’s War. Who

Else won it?

Every page a victory.

Who cooked the feast for the victors?

Every ten years a great man?

Who paid the bill?

So many reports.

So many questions.

Bertolt Brecht (1898 –1956) was a poet, playwright, and theatre director.

Ever since I studied history at school I’ve always thought that we use to give importance to kings, captains and conquerors, but we do not consider that the humble people was essencial. After all, the pharaohs did not build Pyramids alone, did they?

Brecht was marxist, and he thinks to the humble people as workers. Workers like builders, masons, and labourers of all sorts, but also, soldiers who make it possible for kings to conquer nations. Well, I am not Marxist, but I agree with Brecht that over the past workers have laboured to build buildings, structures, walls, and helped to win wars. Credit has been given to those who gave instructions, supervised and threatened, but not to those who really laboured and shed blood.

EMILY DICKINSON: «I might be lonelier – Without the Loneliness»

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Emily Dickinson (1830 – 1886) nacque e visse tutta la sua vita ad Amherst nel Massachussets. Suo padre era un facoltoso avvocato che le diede un’educazione libera e completa per la sua epoca. Frequentò per due anni la Amherst Academy e per un anno l’esclusivo Seminario femminile Mount Holyoke. Durante la sua vita, raramente uscì di casa. Infatti a soli 23 anni decise di vivere completamente isolata dal mondo esterno, sebbene mantenesse una fitta corrispondenza.

Dopo la sua morte la sua famiglia scoprì 40 quaderni manoscritti con circa 1.800 poesie, mai pubblicate mentre era in vita.

Nonostante Emily Dickinson abbia avuto una vita isolata, dalle sue poesie trapela non solo un’estrema sensibilità, ma anche soprattutto un’esperienza umana di profonda intensità. Emily Dickinson ha la sorprendente capacità di andare al nocciolo della verità, tanto che i suoi versi ti colpiscono come una stilettata per la concretezza delle immagini che evocano.

Per esempio:

Restai insaziata tutti i miei anni.

Arrivato il pomeriggio, tremante

avvicinai il tavolo per mangiare

e assaggiai un vino strano,

quello che avevo visto sulle tavole

quando affamata – tornando a casa –

guardavo attraverso i vetri la ricchezza

che non speravo di possedere mai.

Non conobbi l’abbondanza del pane –

era diversa la briciola

che avevo divisa con gli uccelli

nella sala da pranzo della natura.

Il troppo mi urta – è così insolito.

Mi sentivo a disagio, spaesata –

come una bacca ai fratta montana

trapiantata sulla strada.

E non avevo fame. Allora capii

che la fame è un istinto

di chi guarda le vetrine dal di fuori.

L’entrare, la disperde.

Non è forse vero che noi tutti desideriamo ardentemente ciò che non abbiamo, e poi una volta che lo si ha ottenuto perdiamo interesse?

Allo stesso tempo riesce a librarsi in una dimensione spirituale:

Sarei forse più sola

senza la mia solitudine.

Sono abituata al mio destino.

Forse l’altra – la pace –

potrebbe spezzare il buio

e riempire la stanza –

troppo stretta per contenere

il suo sacramento.

La speranza non mi è amica –

come un’intrusa potrebbe

profanare questo luogo di dolore –

con la sua dolce corte.

Potrebbe essere più facile

affondare – in vista della terra –

che giungere alla mia limpida penisola

per morire – di piacere.

Emily Dickinson (1830 – 1886) was born in Amherst in Massachussets. She was close to her father, a rich lawyer. She had a complete and free education for her age, and she attended Amherst Academy for two years and Mount Holyoke Female Seminary in South Hadley for one year. Throughout her life, she seldom left her home. At the age of 23, Emily Dickinson decided to live in almost complete isolation from the outside world, but actively maintained many correspondences and read widely.

Upon her death, Dickinson’s family discovered forty handbound volumes of nearly 1,800 poems, never published when she was alive.

Her poetry is sensitive and intense, and the images she describes are actual and concrete realities of the all day life.

I had been hungry all the years –

My noon had come, to dine –

I, trembling, drew the table near –

And touched the curious wine –

‘T was this on tables I had seen –

When turning, hungry, Home,

I looked in windows, for the Wealth

I could not hope – for Mine –

I did not know the ample Bread –

‘T was so unlike the Crumb

The birds and I had often shared

In Nature’s Dining Room –

The plenty hurt me -‘t was so new –

Myself felt ill – and odd –

As Berry – of a Mountain Bush 
-

Transplanted – to the Road –

Nor was I hungry – so I found

That Hunger – was a way

Of Persons outside Windows –

The Entering – takes away –

I might be lonelier

Without the Loneliness —

I’m so accustomed to my Fate —

Perhaps the Other — Peace —

Would interrupt the Dark —

And crowd the little Room —

Too scant — by Cubits — to contain

The Sacrament — of Him —

I am not used to Hope —

It might intrude upon —

Its sweet parade — blaspheme the place —

Ordained to Suffering —

It might be easier

To fail — with Land in Sight —

Than gain — My Blue Peninsula —

To perish — of Delight —