Harry Potter e la Pietra Filosofale torna in libreria con le illustrazioni di Jim Kay

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Il 22 ottobre il mago più amato di tutto il mondo torna sugli scaffali delle librerie italiane con un’edizione illustrata di “Harry Potter e la Pietra Filosofale”, primo libro della saga.

I disegni, tutti rigorosamente a colori, sono opera di un illustratore inglese scelto personalmente da J.K. Rowling: si tratta di Jim Kay, vincitore della Kate Greenway Medal, uno dei massimi riconoscimenti a livello internazionale dedicati all’illustrazione per ragazzi.

La casa editrice Salani ha annunciato che il progetto non si fermerà con “Harry Potter e la pietra filosofale”, ma proseguirà con le edizioni illustrate degli altri sei libri della saga.

Se vi venisse spontaneo credere che le illustrazioni di Jim Kay non aggiungano nulla di nuovo, perché avete impressi in mente i disegni in bianco e nero delle vecchie edizioni Salani, o più probabilmente le pensate molto simili alle ben note immagini dei film, di cui vi sono ben familiari gli onnipresenti volti dei tre protagonisti, siete fuori strada: le nuove illustrazioni (più di 100) che accompagneranno il lettore attraverso la vita di Harry a Privet Drive e poi nelle prime avventure alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, vi lasceranno a bocca aperta.

Continua a leggere qui.

Approfondimento sui personaggi della trilogia di Ilaria Pasqua, “Il Giardino degli Aranci”

Come sapete Nativi Digitali Edizioni ha organizzato un blogtour per promuovere 10 romanzi del suo catalogo: fino al 15 ottobre i 10 titoli sono in offerta al -50% e ogni giorno un blog ospita un contenuto inedito che li riguarda. Oggi tocca a noi, con un approfondimento sui personaggi di  “Il Giardino degli Aranci”, trilogia di genere distopico di Ilaria Pasqua. Il primo libro, Il mondo di Nebbia, è in promozione, non perdete l’occasione e acquistatelo qui (io ho iniziato a leggerlo e lo trovo molto intrigante!).
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Prima di lasciarvi ai personaggi vi introduco brevemente la trama: Aria vive in un Mondo di Nebbia, un luogo dove la vita sembra scorrere normalmente, ma che in realtà nasconde inquietanti segreti, a incominciare dalle strane forme di fumo nero che prendono gli incubi: procioni, serpenti, cavallette, gechi, ombrelli… A controllare la città sono i Cinque Sacerdoti, la loro parola è legge. Aria non è però una ragazza come tutte le altre: in quel mondo ha la sensazione di “girare a vuoto”, e dentro di sé sospetta che dietro ai suoi incubi ci siano verità dimenticate… sarà l’incontro con Will, che come lei sembra frustrato e insoddisfatto da quella realtà, a rivelarle che tutto quello in cui credeva prima è nient’altro che un’illusione. Qual è la verità dietro quel mondo? Chi sono i Cinque? E in che modo Aria ha il potere di cambiare tutto?

Chi sono i personaggi che si muovono in questo Mondo di Nebbia? A raccontarceli la stessa autrice, Ilaria Pasqua: il-mondo-del-bosco-400x533


Aria
: non c’è nome più adatto a descriverla. Aria è un tipo testardo e tutto pepe, dalle maniere brusche ma dal cuore d’oro. È una mangiona, e all’apparenza non sembra aver bisogno di nessuno. Il fatto che non sia vero, ma che continui comunque con tutte le forze a cercare di essere indipendente la rende speciale agli occhi degli altri.

Ciò che cerca sempre di fare, anche se forse non se ne rende conto, è tendere al cielo, essere libera. Per questo il mondo di nebbia è troppo per lei. Una prigione che non può sopportare. Ma anche nel mondo del bosco troverà un altro genere di prigione che per lei potrebbe essere persino peggiore della precedente…

Will: questo ragazzo è cresciuto nell’ombra. È infatti silenzioso ma pieno di calore. Sa come far sentire gli altri apprezzati. Capisce al volo se c’è qualcosa che non va nell’aria. È un intuitivo ma poco impulsivo, al contrario di Aria che la maggior parte delle volte si butta senza pensare affatto alle conseguenze. Lui pensa troppo alle conseguenze. Per questo appare a volte un po’ bloccato. Questo personaggio è nato durante una bellissima passeggiata tra le montagne del Trentino. Il cielo era carico di minacciose nuvole grigie pronte a scaricare pioggia da un momento all’altro, ma il verde tutt’intorno era spiazzante. Will mi è sempre apparso così.

Henry: il saggio Henry. Questo ragazzo è cresciuto in una casa piena d’amore e di risate. È un tipo rilassato, che è in grado di mettere a suo agio anche le pietre. Non passa inosservato, anche se vorrebbe, ma la vicinanza di Aria di fatto è stato il miglior mantello dell’invisibilità. Per lui non c’è compagnia migliore che quella dei suoi amici. È il più legato agli altri, e forse più degli altri è pronto a sacrificarsi in caso di necessità. Lui segue i più alti ideali di amicizia e amore, senza preoccuparsi troppo di ciò che di brutto c’è nel mondo. È uno spirito positivo.

Ha solo una cosa che lo rende strano: ama toccare le cose, potrebbe passare ore a sfiorare muri e superfici. Forse perché vorrebbe conoscere fino in fondo tutto ciò che lo circonda. O forse solo perché è strano.

Dan: raggio di sole. Dan è nato da un raggio di sole. Per me il sole e lui sono inseparabili. Tutto ciò che rappresenta il sole in una giornata, lo fa Dan nella vita degli altri. Spensierato, avvolgente, un leader nato che però nasconde dentro di sé un piccolo velo d’invidia…

Marcus: la vita con Marcus non è stata affatto generosa. Si è divertita a mangiarlo pezzo per pezzo senza che potesse far nulla per impedirlo. Marcus è un ragazzo debole che non è in grado di vedere il bello di questo mondo. Ha conosciuto una sola persona speciale ed è scappato via, le scuse che si è dato per essere infelice sono la sua giustificazione a non vivere.

Marcus rappresenta tutta la mia negatività. Proprio come il mondo di nebbia.

Lucas: un tempo era il calore che riusciva ad avvolgere la stanza. Allegro, sveglio, spigliato, dal sorriso disarmante. Lucas era il tipo di persona che avrei voluto conoscere; capace di attirare l’attenzione senza volerlo, di strappare una risata con una semplicità incredibile. È disperatamente ottimista e fino all’incontro di Marcus non pensava potesse davvero esistere il male…

Wade: anima semplice, è un tipo che non si arrende mai. Un po’ come sua figlia Aria non accetta le imposizioni, né che le cose non possano andare nel modo che desidera. Insiste finché non riesce. Ma a volte i desideri e l’ostinazione non bastano. E Wade lo imparerà molto bene nel corso della trilogia.

Loren: di Loren credo di averne conosciute molte nella mia vita. Impaurita è il termine che mi viene in mente prima di tutti gli altri. Non sa bene cosa ci fa nella vita, non sa adattarsi alla sua stessa esistenza. Ha difficoltà ad analizzare ciò che ha intorno anche se ci prova con tutte le sue forze. Sua sorella è l’unico appiglio, e forse l’unica cosa che riesce a farla sorridere. Quando è con lei si dimentica di tutto il resto e riesce a stare bene. Ma non dura mai abbastanza.

Mary: è un’Aria in miniatura, o un’aspirante Aria. Ha in sé quel seme da “rivoluzionaria” solo che è nata in un’epoca che non le può permettere di svilupparlo. In un mondo impossibile, lei cerca comunque di mantenere la sua dignità. È ancora troppo giovane però per scegliere con coscienza la sua vita. Forse Aria le darà una fiducia eccessiva, vedrà troppo oltre le sue capacità. E sbaglierà. Per Mary Loren è tutto, proprio come per la sorella. Se non avesse lei da proteggere, la sua linguaccia se ne starebbe chiusa in bocca, forse. Non ama ciò che la circonda, ma non ha ancora trovato il coraggio per tentare di cambiare le cose. D’altronde la sorella le dice: “sei un microbo”, e in effetti è proprio troppo piccolina per stringere tra le mani il destino di quel mondo, e forse anche per tenere il suo.

Peter: un ragazzo semplice nel senso più buono del termine. Ama lavorare nei campi ma crede ci sia di più nella vita. Solo che non sa bene cosa. Non è un tipo troppo intelligente, ma compensa tutto ascoltando gli altri, è un gran ascoltatore e a pelle riesce a capire se negli altri c’è qualcosa che non va. Interpreta le maree del suo mondo, e le osserva in silenzio.

Will diventerà per lui un raggio di speranza, la possibilità di avere qualcosa di meglio. Si farà tentare da tutto quello che il ragazzo gli racconterà. Sognerà a occhi aperti un luogo che non ha mai visto e questo suo desiderio oscurerà tutto il resto, anche il buonsenso.

Merrick: glaciale e freddo come una pietra, quest’uomo sembra arrivato da un altro pianeta. Non sembra avere nessuna caratteristica che lo possa avvicinare a un essere umano. Persino guardando la sua pelle si direbbe morto. Morto. Merrick sembra un cadavere che pensa. Pensa molto, e anche molto bene, è un calcolatore dalla mente sempre attiva. Un manipolatore che ha ben più di queste particolarità. Forse nasconde qualcosa?

Non perdetevi le prossime tappe del blogtour, con tante curiosità sugli altri 9 romanzi!

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#teatro – Il Feudatario di Carlo Goldoni

il feudatario carlo goldoni

Compagnia “La Barcaccia” di Verona, regia di Roberto Puliero.

Lo spettacolo è il frutto della preziosa riscoperta di un testo goldoniano insieme misconosciuto e sorprendente, nato proprio in territorio veronese durante un breve soggiorno dell’Autore nel feudo di Sanguinetto, dov’egli era stato chiamato in qualità di Cancelliere “per redigere un processo verbale”: è qui che Goldoni, affascinato e incuriosito, incontra la pittoresca umanità dei contadini del luogo, e insieme la appassionante vicenda che farà da filo conduttore della commedia. L’eccezionalità del testo (datato 1752) è data dal fatto che, per la prima e unica volta all’interno del suo sconfinato repertorio, Goldoni rende protagonista d’una sua opera la categoria dei “villani”, sorridendo benevolmente della loro ingenua rozzezza, subito utilizzata a fini spettacolari, ma nel contempo sottolineando con ammirazione la loro capacità di riunirsi, di fare comunità, di difendere i propri diritti sino alla rivolta pur di liberarsi di antichi soprusi.

Ridicolmente convinto di poter ancora esercitare dei privilegi superati appare invece il vanesio marchesino Florindo, personificazione di quella nobiltà in declino contro cui Goldoni amava lanciare i suoi strali , denunciandone la perdita dei valori antichi qui limpidamente rappresentati, invece, dalla marchesa madre Beatrice, nobile d’animo prima che di nascita.

il feudatario carlo goldoniIl filo narrativo della trama vede a loro contrapposta, per una complessa lite sulla eredità del feudo, la giovane Rosaura, insieme dolce e puntigliosa orfanella dell’antico signore del luogo. Quando le incoscienti bizzarrie del Marchesino si spingeranno ad insidiare le donne del paese, la comunità dei villani non esiterà ad insorgere e a schierarsi apertamente dalla parte della fanciulla.

La commedia a quel punto velocemente scivola verso l’immancabile lieto fine, determinato insieme da saggezza popolare e nobiltà antica; ma, soprattutto, magicamente sintetizza un momento storico in cui il popolo prende coscienza di sè ribellandosi ad anacronistiche prepotenze.

La messinscena de “La Barcaccia”- è impreziosita dalla rielaborazione in volgare rustico della parlata dei villani, realizzata dallo studioso Marino Zampieri che ne ha meticolosamente ricostruito e reinventato il linguaggio attingendo al ricchissimo patrimonio letterario dell’area veneta. La parlata dei villani e il mirabile disegno di personaggi e situazioni insieme con-corrono così al trascinante divertimento della commedia, puntualmente garantito dal più straordinario inventore di teatro di ieri e, più che mai, anche di oggi.

Per tutte le info sul Gad: www.festivalgadpesaro.it.

gad festival pesaro programma

#InsideOut: l’importanza della tristezza.

inside-out recensione

Finalmente sono riuscita ad andare a vedere il chiacchieratissimo Inside Out, e ora voglio inserirmi anch’io nell’inflazionata corrente di commenti e dirvi la mia!

Una cosa è sicura: merita di essere visto! Correte al cinema se non l’avete ancora fatto, o se preferite vederlo comodamente sul divano di casa vostra, segnatelo sulla lista dei film da vedere. Molti di voi forse lo guarderanno insieme a figli, nipoti, cuginetti o quant’altro, ma lasciatevi dire una cosa: potete andare anche con i vostri amici o con il vostro lui/lei, perché Inside Out è un film d’animazione anche per adulti (come poi tutti i cartoni animati, ne sono fermamente convinta).

La storia di Riley, una bambina di dieci anni che viene sradicata dalla sua vita in Minnesota per trasferirsi nell’assolata California, è raccontata dalla parte delle cinque coloratissime emozioni che guidano la sua vita, Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura, protagoniste di un avventuroso viaggio attraverso la mente della bambina con gustosi riferimenti scientifici: la memoria a lungo termine, il pensiero astratto, le isole della personalità, il subconscio (“è il subconscio dove portano tutti i piantagrane!”)…

Si tratta di cento minuti di puro godimento in un’animazione iper colorata e iper divertente, ma anche molto commovente (allerta meteo: previste deboli precipitazioni). Infatti Riley sta attraversando il primo vero momento triste della sua vita: il trasloco in una città priva di verde e in cui non si gioca a hockey, sport di cui è appassionata, senza Maggie, la sua amica del cuore. Le res gestae sono scatenate da Gioia, che vuole tenere a tutti costi la turchese paffuta, apatica e, diciamocelo, davvero snervante Tristezza lontano dalla consolle di controllo che regola le emozioni di Riley. Alla fine Gioia capirà ciò che noi adulti, in fondo, già sappiamo: non si può essere sempre felici, a volte si deve saper vivere la tristezza, perché anche i momenti più brutti ci rendono ciò che siamo.

Quando succede qualcosa che ci sconvolge bisogna permettere a sé stessi di abbandonarsi alla tristezza, almeno per un po’: parlare con qualcuno, provare nostalgia, piangere, perché come dice Tristezza: “piangere mi aiuta a calmarmi e a non essere ossessionata dal peso dei problemi della vita”. E chissà che proprio dalla tristezza non nasca qualcosa di buono e di nuovo. 😉

Uno, nessuno e centomila libri in #BlogTour con Nativi Digitali

nativi digitali on blogtourUno, nessuno e centomila libri partecipa al BlogTour organizzato da Nativi Digitali per promuovere 10 dei loro ebook, che “faranno un giro” in 15 blog ospiti, attraverso contenuti originali e inediti curati dagli autori. E non finisce qua: gli ebook partecipanti saranno in offerta a -50% dall’1 al 15 ottobre, per tutta la durata del BlogTour, sul sito di Nativi Digitali e tutti gli altri ebook store.

Noi abbiamo già letto alcuni libri pubblicati da Nativi Digitali Edizioni, e li abbiamo trovati molto carini. Uno di essi, Papà era un bandito di Maria Chiara Perri fa parte dei 10 ebook in promozione, vi consiglio di approfittarne!

Ecco la lista completa degli ebook al -50%:

Maria Chiara Perri – “Papà era un Bandito” (Young Adult)
Gianluca Malato – “Il Cuore di Quetzal” (Sword and Sorcery, Fantasy)
Lorenzo Sartori – “Lo strano caso di Michael Farner” (Noir, umoristico)
Ilaria Pasqua – “Il Giardino degli Aranci – Il mondo di Nebbia” (Distopico, Urban Fantasy)
Chiara Zanini – “Fernweh” (Fantascienza, distopico)
Manuel Marchetti “Valerie Sweets – La Gente mi chiede perché bevo” (Azione, Thriller, Fantasy)
Marco Frullanti “Anni ’90” (Raccolta di articoli, demenziale)
Andrea Casalboni “Storie di un Viaggiatore Immortale” (Storico, Fantasy)
Andrea de la Guarra – “Eroi del Silenzio” (Romanzo di formazione, LGBT)
Mara Boselli – “Una vita a Colori” (Romance)

Qui la pagina facebook dell’evento:  https://www.facebook.com/events/951338754930764 in cui potete iscrivervi come partecipanti in modo da rimanere sempre informati di ogni nuovo contenuto originale che sarà pubblicato dai vari blog.

Ecco la lista completa delle tappe del tour:

Data Blog Ospite Contenuto Originale
01/10/15 Peccati di Penna “Pietre, Detriti, Macerie” – Spin-off di Fernweh
02/10/15 Il bosco dei sogni fantastici La storia dietro il Booktrailer di “Valerie Sweets”
03/10/15 Il mondo di Sopra Intervista a Tristan Garden di “Storie di un Viaggiatore Immortale”
04/10/15 Le Recensioni della Libraia Celebrity Deathmatch, spin-off di “Anni ’90”
05/10/15 Uno, nessuno e centomila libri Approfondimento sui personaggi di “Il Giardino degli Aranci”
06/10/15 Leggendo Romance Spin-off I di “Una Vita a Colori”
07/10/15 Il Momento di Scrivere Intervista a Michael Farner de “Lo Strano Caso”
08/10/15 La Fenice Books Prequel di “Papà era un Bandito”
09/10/15 Libri di Cristallo “Era la Mia casa”, racconto inedito dell’autore di “Eroi del Silenzio”
10/10/15 Cricche Mentali “Sarabanda”, spin-off di “Anni ’90”
11/10/15 Fantasticando sui libri I Capitolo del seguito di “Storie di un viaggiatore immortale”
12/10/15 Il Piacere di Scrivere La vera storia dietro a “Valerie Sweets”
13/10/15 Delos Books Approfondimento sulle Rune di “Il Cuore di Quetzal”
14/10/15 Cafè Litteraire da Muriomu Approfondimento sui luoghi di “Il Giardino Degli Aranci”
15/10/15 Ramingo Blog Spin-off II di “Una Vita a Colori”

Non perdetevi la possibilità di conoscere tante curiosità su questi dieci romanzi, sono sicura che troverete quello che si addice perfettamente ai vostri gusti di lettori! 😉

#Teatro – La signorina Papillon di Stefano Benni

la signorina papillon gad recensioneSi è aperto lo scorso fine settimana il 68° Festival Nazionale dei Gruppi d’Arte Drammatica di Pesaro. Il primo spettacolo, Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov, è stato portato in scena da una compagnia teatrale locale, La Piccola Ribalta.

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Il Festival è una delle manifestazioni più seguite dalle Compagnie di Prosa italiane e l’ammissione alla fase finale è sempre motivo di orgoglio per le compagnie che vengono selezionate per la fase finale. Per informazioni sul Festival e sui prossimi spettacoli in programma vi rimando al sito, www.festivalgadpesaro.it.

Ieri sera è stata la volta di La signorina Papillon, un testo di Stefano Benni portato in scena dalla Compagnia Stabile del Leonardo di Carbonera (Treviso) con la regia di Giovanni Handjara.

La signorina Rose Papillon vive nel piccolo mondo del suo giardino, dove coltiva rose, colleziona farfalle, scrive sul suo diario e parla con il fedele ma un tantino impagliato pappagallo, che quando era in vita conosceva a memoria tutto Mallarmé. Potrebbe sembrare ingenua e indifesa, ma in realtà ha il suo caratterino.

A disturbare il suo piccolo angolo di paradiso tre personaggi che pian piano si caratterizzano come agenti di una dimensione onirica, che da un certo punto in poi non ci sono dubbi sia un incubo: il conte Armand, sergente di una loggia simil-massonica, il famoso poeta Millet travestito da giardiniere e la civettuola cugina Marie Luise, una donna spregiudicata e ambigua che chiama Rose “bietola”, rinfacciandole di essere una povera campagnola ingenua niente affatto adatta alla vita di Parigi. Tutti e tre vogliono portarla con sé a Parigi, l’antitesi del giardino idilliaco di Rose: una città viva e pulsante, ricca di movimento, dove le donne sono ciniche e succede di tutto, compresi inganni e delitti.

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La Parigi di Benni non è la vera e propria città francese, ma una dimensione surreale che rappresenta un luogo dell’anima. La signorina Papillon potrebbe essere collocata alla fine dell’800 per gli abiti, ma anche nel nostro tempo, visto che è evidente l’intenzione di ambientarvi fatti e misfatti che potrebbero tranquillamente corrispondere a quelli del nostro presente. Si tratta insomma un teatro dell’assurdo, tra sogno e incubo, fantasia e realtà, non è ben chiaro cosa faccia parte di un sogno di Rose o cosa sia accaduto davvero, sempre ammesso che non si tratti interamente di un sogno. Forse lo scopo di Benni è proprio questo: rappresentare sotto metafora le ipocrisie e le follie di una società cinica e disincantata, in evidente decadenza e imbarbarimento, tra complotti e delitti.

Il vulcanico virtuosismo linguistico di Stefano Benni, ha reso lo spettacolo un carosello vorticoso e multicolore che fa ridere e girare la testa.  Le parole, talora difficili ma appropriatamente costruite, sempre disposte come in un perpetuo scioglilingua, con il loro supremo potere caotico, sono le vere protagoniste, tessono dialoghi ricchi, taglienti, frenetici, edificano mondi, alterano realtà, identità, ruoli, rifondano valori e disvalori.

#Bookfetish 4 – 10 oggetti per i feticisti dei libri

Ciao a tutti, amici lettori! 🙂

Eccoci di nuovo ad ampliare il nostro catalogo Book Fetish, con altri 10  oggetti librosi per cui ogni bookaholic non potrà che andare in visibilio!

1) Night-owl LED da lettura

lucina da occhiale

Ami leggere la notte ma chi dorme insieme a te non sopporta la luce? Eccoti sistemato! Con questi LED da occhiale potrai leggere senza disturbare nessuno, e soprattutto indisturbato. Comprali qui.

2) Poster della tavola periodica della letteratura mondiale

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Gli autori di importanza mondiale classificati in maniera scientifica per cronologia e provenienza. Ordinabile su Amazon.

3) Set asciugapiatti Game of Thrones

asciugapiatti game of thrones

Vi ricordate chi si chiama con questi teneri nomignoli? Daenerys e Kal Drogo. Che romantici ❤ Disponibili su Etsy.

4) Lavagna che invita alla pulizia

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Ahahah. Sia che questo ammonimento sia rivolto a se stessi o a un altro abitante della casa, lo trovo molto efficace. Qui trovi parecchie varianti.

5) Tazza da tè fatta a mano

tazza - oggetti libri

Ooooh. Guardate che meraviglia! Queste tazze da tè sono dipinte a mano e vengono spedite dal Regno Unito.

6) Chiavetta USB

chiavetta usb a libro, con libri

Questa chiavetta USB, disponibile su Amazon, non solo è carinissima a forma di libro, ma soprattutto contiene 3,000 libri classici in lingua inglese!!

7) Tavolino di libri

Tavolino di libri

Un tavolino di libri è quello che ci vuole per ogni vero bibliofilo.

8) Mensole di libri

mensole di libri

Se ho capito bene come funziona la mensola è incastrata tra due libri, giusto? Comunque, qui trovate tutte le info!

9) Cover per Kindle e I-pad

Mosiso, cover per e-reader, kindle

Cover per e-reader che riprende un libro antico. Disegnata specificamente per Kindle Paperwhite, è disponibile anche per i-pad. In tre colori: rosso, nero e grigio.

10) Fermapagine trasparente

peso trasparente per libri

Un fermapagine trasparente per tenere aperti i libri che tendono a richiudersi, utile soprattutto quando si è a tavola con un libro (io lo faccio spesso).

Perché è importante che i ragazzi leggano con piacere

reading for pleasure - leggere con piacere bambiniImparare ad amare la lettura è una delle cose più importanti nell’educazione di un bambino. Leggere aiuta il bambino a imparare i vocaboli, a esprimersi con più sicurezza, a familiarizzare con la grammatica e commettere meno errori ortografici. Stimola la fantasia e la voglia di sognare.

Le storie scritte sono sempre permeate di morale e di valori che il bambino, ma anche il giovane, acquisisce senza nemmeno rendersene conto.

Molti insegnanti di vecchio stampo sono convinti che per far leggere un bambino, o un ragazzo che sia, la via migliore sia assegnargli delle letture obbligatorie, tra titoli scelti da loro stessi (che di solito sono i grandi classici). L’intento è buono, ovviamente è bene conoscere le opere miliari della letteratura. Eppure sono proprio la parola “obbligo” e la vista di grossi tomi dall’aspetto polveroso che suscitano l’avversione dei ragazzi.

Meglio sarebbe scegliere dei libri di contenuto ma leggeri e magari divertenti da leggere in classe: vedrete che i bambini se ne appassioneranno senza nemmeno accorgersene. Stesso consiglio ai genitori: comprate ai vostri figli i libri che preferiscono, fossero anche le storie melense di vampiri che vanno tanto di moda, perché il primo passo è avvicinarli alla lettura e poi spingerli verso la narrativa di qualità.

In ogni caso è preferibile che leggano ciò che vogliono se l’alternativa è che non leggano affatto.

Avvicinare i bambini e i giovani alla lettura è oggi ancora più difficile, perché le nuove tecnologie digitali risultano di primo impatto più accattivanti: i giochi interattivi con i tablet, per esempio. Internet ha sostituito le biblioteche e le ricerche sui libri. Occorre far capire ai giovani che leggere non è solo quella cosa barbosa che fa bene a un sacco di cose come mangiare frutta e verdura. Occorre fargli capire che leggere è prima di tutto uno dei piaceri più belli, e l’unico modo per far sì che lo comprendano da soli è lasciarli liberi di scegliere le loro letture. Magari, portateli in una libreria o in una biblioteca e lasciate che si muovano liberamente fino a prendere in mano il libro che li attira di più.

 

Italo Calvino e Il cavaliere inesistente a 30 anni dalla morte – P2

Italo Calvino, 30 anni dalla morte Il cavaliere inesistenteCome dicevo nel post di ieri, in cui trovate un’introduzione al Cavaliere inesistente e ai Nostri antenati, ho voluto ricordare Italo Calvino a trent’anni dalla sua morte parlando di un libro che adoro e che mi ha avvicinato, quando ancora ero bambina, a uno dei più grandi scrittori mai esistiti (ma non dimentichiamoci che fu anche il responsabile dell’Ufficio Stampa della casa editrice Einaudi).

All’origine di ogni storia di Calvino c’è un’immagine che gli gira per la testa, e che solo scrivendo si sviluppa in una storia. “Sono le immagini stesse che sviluppano le loro potenzialità implicite, il racconto che esse portano con sé”. Man mano che scrive la storia però, è la parola scritta a prendere le redini, fino a diventare sempre più decisiva: “sarà la scrittura a guidare il racconto nella direzione in cui l’espressione verbale scorre più felicemente, e all’immaginazione visuale non resta che tenerle dietro” (Italo Calvino, Lezioni americane, Oscar Mondadori, Milano 2011, pp. 90-91).

L’immagine che dà vita al Cavaliere inesistente, un’armatura vuota che cammina e agisce con grande razionalità, si identifica a poco a poco durante la stesura della storia con un nodo di riflessioni che gli turbinano in testa: Calvino si trova in un periodo storico in cui l’individualità è negata, l’uomo è ridotto a “un’astratta somma di comportamenti prestabiliti”, proprio come Agilulfo, a cui sono negati la dimensione corporale, le passioni, gli istinti, i sentimenti… e la sua esistenza (o forse dovremmo dire inesistenza) è dovuta a un accumulo di razionalità che fa sì che egli faccia ogni cosa esattamente come dovrebbe essere fatta: maniacalmente ligio ai suoi doveri, non è solo valoroso in battaglia come si vuole a un buon cavaliere, ma compie con precisione matematica anche le mansioni burocratiche, come sovrintendere alla distribuzione del rancio o seppellire i cadaveri. Egli sa perfettamente come vada eseguita ogni minima cosa e rimprovera continuamente le mancanze altrui. Anche se non mangia, dato che non ha corpo, adempie al cerimoniale dei banchetti di Carlo Magno con la stessa cura meticolosa che esplica in ogni altro cerimoniale.

Sono gli anni dell’industrializzazione e del boom economico, gli anni in cui è la borghesia a dettare le regole del buon comportamento:

Dall’uomo primitivo che, essendo tutt’uno con l’universo, poteva esser detto ancora inesistente perché indifferenziato dalla materia organica, siamo lentamente arrivati all’uomo artificiale che, essendo tutt’uno coi prodotti e con le situazioni, è inesistente perché non fa più attrito con nulla, non ha più rapporto con ciò che (natura o storia) gli sta intorno, ma solo astrattamente “funziona”.

(Postfazione ai Nostri Antenati, p. 415 Oscar Mondadori).

L’uomo non conosce più il suo vero io, perché non ha più rapporto con le cose che lo circondano, e tantomeno con se stesso. È costretto a muoversi in un mondo dove ogni sua azione è già prestabilita da un codice di regole e comportamenti, dove egli non è più un individuo, ma funzione di se stesso.

Mi sono concentrata su Agilulfo, ma Il cavaliere inesistente racconta la storia di altri personaggi: Rambaldo, Bradamante, Torrismondo, Sofronia, sì, proprio quelli delle Chanson de geste, visti in un ottica dissacrata e un po’ particolare. Molti sarebbero i temi di cui discutere, come la presenza dell’io nella narrazione, la “giravolta narrativa” del finale… Magari un’altra volta 😉

Italo Calvino e Il cavaliere inesiste a 30 anni dalla morte #Calvino30

Italo Calvino - 30 anni dalla morte

Trent’anni fa nella notte tra il 18 e il 19 settembre Italo Calvino moriva a Siena a causa di un ictus. Per ricordare uno dei più grandi scrittori italiani, che non ho mai nascosto essere tra i miei preferiti in assoluto, ho pensato di focalizzarmi su Il cavaliere inesistente, che insieme a Il visconte dimezzato Il barone rampante (raccolti insieme ne I nostri antenati) è l’opera che mi ha avvicinato a Calvino in principio.

I nostri antenati sono le prime tre storie fantastiche che ha scritto (seguiranno poi Le città invisibili, Marcovaldo, Le cosmicomiche, Ti con zero, Se una notte d’inverno un viaggiatore…). La sua carriera incomincia infatti con una spinta propulsiva verso il romanzo neorealistico (ricorderete senz’altro Il sentiero dei nidi di ragno), che però gli viene meno:

Così provai a scrivere altri romanzi neorealistici, su temi della vita popolare di quegli anni, ma non riuscivano bene, e li lasciavo manoscritti nel cassetto. […]. Era la musica delle cose che era cambiata: la vita sbandata del periodo partigiano e del dopoguerra s’allontanava nel tempo […]. La realtà entrava in binari diversi, esteriormente più normali, diventava istituzionale; le classi popolari era difficile vederle se non attraverso le loro istituzioni e anch’io ero entrato a far parte d’una categoria regolare: quella del personale intellettuale delle grandi città, in abito grigio e camicia bianca. […]. Ed ecco che scrivendo una storia completamente fantastica, mi trovavo senz’accorgermene a esprimere  non solo la sofferenza di quel particolare momento ma anche la spinta a uscirne; cioè non accettavo passivamente la realtà negativa ma riuscivo a rimettervi movimento, la spaccherai, la crudezza, l’economia di stile, l’ottimismo spietato che erano stati della letteratura della Resistenza”.

Il titolo I nostri antenati sottolinea il legame di queste vicende, seppur così irreali, con la realtà presente: un visconte tagliato a metà, un barone che vive sugli alberi e un cavaliere inesistente tutto potrebbero essere fuorché nostri antenati, eppure come noi sono coinvolti in un’ostinata ricerca di sé e in un arduo confronto con il mondo.

Questi nobili da favola vivono rapporti inconsueti con la realtà, attraverso i quali Calvino intende rappresentare allegoricamente determinati aspetti della condizione umana. Nel Visconte dimezzato la scissione di cui l’uomo contemporaneo soffre: Medardo ritorna in patria dopo una crociata diviso in due parti da una palla di cannone, il Gramo e il Buono. Ognuna delle due parti agisce in maniera indipendente in maniera del tutto erronea, finché non vengono ricucite, riportando Medardo alla normalità di ogni uomo, fatta della commistione di bene e male.

Cosimo, “il barone rampante”, sceglie di trascorrere la sua vita sugli alberi senza più mettere piede a terra, dichiarando che  “chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria”. Siamo di fronte a un alter ego di Calvino: l’intellettuale che sceglie la strada della separazione dal mondo, per poterlo comprendere meglio.

Ed eccoci arrivati al nostro Agilulfo, di professione cavaliere inesistente, armatura priva di corpo tenuta in vita da una concentrazione di pensiero e razionalità, allegoria della vita vuota, fatta di un succedersi di gesti convenzionali, quasi artificiali. Siamo nel periodo in cui la concezione di Calvino sulla funzione dell’intellettuale si incupisce nel pessimismo: c’è ancora posto per l’intellettuale che è salito sugli alberi per guardare meglio il mondo? Si può vivere di sola razionalità? La risposta è alla fine del romanzo: Agilulfo si dissolve nel nulla.

L’atmosfera magico-fantastica in cui Calvino immerge le sue opere è ben lungi da essere estranea alla realtà, al contrario presenta continui riferimenti al mondo contemporaneo, ai problemi ideologici e agli interrogativi esistenziali di un uomo che si sente alienato. L’evasione fiabesca non è un rifugio del mero fantasticare per aggirare o evadere la realtà, ma è la volontà di rappresentarla attraverso connotati allegorico-simbolici.

Mi accorgo di averla fatta troppo lunga e di aver solo introdotto Il cavaliere inesistente! Vedete cosa succede quando parlo di Calvino?? Direi che per oggi chiudo qui per non appesantirvi, e magari ne riparliamo domani. 😉